
Janssen è accanto ai B.Liver, i ragazzi del Bullone, nel progetto CICATR/CI sin dalla sua ideazione, nel 2018.
Nonostante le restrizioni imposte dalla pandemia, sono tante le sfide affrontate insieme e le iniziative realizzate: le mostre a Milano e Catania, la tappa internazionale ad Amsterdam, promossa in occasione di un incontro del top management dell’area EMEA Janssen, l’esposizione virtuale nel 2020.
Attraverso una rivisitazione delle icone della bellezza classica, la Venere di Milo e il David di Michelangelo, i B.Liver hanno messo “in mostra” le proprie cicatrici, invitando tutti a riflettere sulla fragilità della vita e a non aver paura di mostrarsi per quello che si è ma, al contrario, a raccontarsi e a trasformare le proprie vulnerabilità in un punto di forza.
Lo scorso anno, la pandemia da Covid-19 ha profondamente scosso le nostre vite, lasciando in ciascuno di noi delle cicatrici profonde ma, allo stesso tempo, ci ha fatto aprire gli occhi, facendoci riflettere sul valore della salute.
Come azienda farmaceutica, Janssen è stata sempre in prima linea e si è mossa su più fronti per contribuire a contrastare la pandemia: dal lavoro ininterrotto dei reparti produttivi per far sì che ai pazienti non mancassero i farmaci in tutte le aree terapeutiche, all’impegno nella ricerca di un vaccino contro il Covid-19, ai servizi innovativi offerti per continuare a essere sempre vicini alla comunità.
Quest’anno Janssen rinnova il proprio impegno a fianco del Bullone in questa nuova edizione del progetto “CICATR/CI MILANO – L’arte di ripartire” e lo fa coinvolgendo anche i propri dipendenti, per far sì che anche loro – impegnati in prima linea nella lotta al Covid – possano raccontare e condividere il proprio vissuto, le proprie emozioni e esperienze e, come i giovani B.Liver, possano essere in grado di mostrare le proprie ferite e renderle un motore di trasformazione per il futuro.
La sfida di Janssen è infatti quella di proteggere i pazienti e contribuire a costruire una società migliore, dove si possa fare tesoro dell’esperienza della pandemia e le cicatrici possano diventare per tutti simbolo della ripartenza.






